La Mediazione Familiare: uno strumento importante per i genitori separati ed in conflitto tra loro

25 Luglio , 2012 by

                                                           Dott. Fatima Uccellini
Psicologa dell’età evolutiva – Psicodiagnosta- Mediatore Familiare S.I.Me.F.( Società Italiana di
Mediazione Familiare) – Didatta S.I.Me.F.(Società Italiana di Mediazione Familiare)

 

La separazione della coppia genitoriale, per quanto rappresenti un evento
doloroso per la coppia stessa e per i figli, non costituisce un evento di per sé patogeno
e necessariamente traumatico. Viceversa, l’esistenza ed il permanere nel tempo di
un’elevata conflittualità tra gli ex-coniugi può rappresentare per un bambino un
elemento di rischio a diversi livelli, in relazione alla fase di sviluppo psico-affettivo
in cui si trova e alle situazioni conflittuali che vive nella sua quotidianità.
Infatti, nella mia esperienza professionale, i bambini di genitori separati portatori
di un disagio emotivo rappresentano, fortunatamente, una minoranza. Viceversa, si
può registrare una seria sofferenza psicologica ed emotiva in quei bambini esposti ad
una conflittualità distruttiva dei genitori che si separano, laddove si osservi un
coinvolgimento più o meno diretto dei figli stessi, tirati dentro al conflitto coniugale
attraverso meccanismi di triangolazione e di richiesta di alleanza, di una sorta di patto
di lealtà, da parte di uno dei due genitori o di entrambi.
In considerazione di ciò, anche su indicazione del legislatore in merito all’affido
condiviso (legge n. 54 del 2006), la Mediazione Familiare si configura come lo
strumento più adeguato e specifico per affrontare tutte quelle situazioni di
separazione conflittuale (spesso anche successive a separazioni consensuali frutto di
accordi, evidentemente, solo apparenti), che non sembrano risolversi nel tempo
nonostante l’intervento, spesso inefficace, di agenzie ed istituzioni esterne al nucleo
familiare quali ad esempio, i Servizi Sociali, i Consulenti Tecnici del Giudice o il
Giudice Tutelare.
La Mediazione Familiare è un percorso, rivolto a coppie genitoriali separate
legalmente o di fatto, di 10-12 incontri mirati alla riorganizzazione delle relazioni
familiari in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. Il mediatore si adopera
affinché la coppia genitoriale resti protagonista e mantenga la propria competenza e
capacità decisionale sui figli.
All’interno del contesto mediativo le tematiche vengono portate e decise dagli exconiugi
nel corso dei primi due colloqui individuali, uno per ciascuno in cui,
attraverso l’analisi dei bisogni, delle richieste e delle aspettative di ognuno, vengono
individuati i contenuti tematici, oggetto del confronto e della negoziazione.
La Mediazione Familiare, in tal modo, si caratterizza come un contesto alternativo
a quello giudiziario, legale e terapeutico: infatti, sebbene il mediatore possa rivestire
al di fuori del contesto mediativo, contemporaneamente, altri ruoli professionali quali
lo psicologo, l’avvocato o l’assistente sociale, lo strumento della Mediazione
Familiare non si configura né come una terapia di coppia, né come una consulenza
legale o psicologica.
Finalità principale della Mediazione Familiare è far emergere le competenze degli
ex-partner: competenze relative all’utilizzo delle proprie risorse personali nella
gestione di un evento critico come la separazione, competenze genitoriali riguardo i
diversi aspetti della relazione con i figli nel riconoscimento delle istanze e dei
bisogni in relazione alla loro età ed infine, competenze negoziali intese come capacità
di confrontare posizioni diverse con l’altro riguardo a temi cruciali, oggetto di
conflittualità. Ad esempio, queste tematiche possono riguardare la scelta del regime
di affidamento dei figli, l’entità dell’assegno di mantenimento, l’ assegnazione della
casa coniugale, la gestione delle vacanze e tutti quegli aspetti decisionali che
investono la vita dei genitori e dei figli stessi (come la scelta della scuola, dello
sport…).
All’interno del contesto di Mediazione Familiare vengono discusse e messe a
confronto le idee, le opinioni e le richieste di ognuno dei due genitori nella ricerca di
accordi veri, condivisi e soddisfacenti per entrambi, da verificare nella vita quotidiana
all’interno del percorso mediativo, in un’ottica dialettica di rispetto e di
riconoscimento delle differenze di ciascuno.
Ma, un intervento finalizzato a far emergere e far utilizzare le competenze
suddette, necessita di contesti favorenti, contesti cosiddetti “deboli” caratterizzati da
volontarietà di accesso, spazio limitato ed affiancamento. Per tale motivo, i contesti
“forti”, come quello giudiziario, legale o terapeutico, caratterizzati da una consistente
quota di rigidità, formalità, obbligatorietà e delega, non ci appaiono idonei ad
accogliere un tale intervento di Mediazione Familiare.
La Mediazione Familiare, così concepita, infatti, è “un lavoro a tre”, in cui il
mediatore è uno dei partecipanti coinvolti in una relazione sostanzialmente paritetica
fondata sul riconoscimento delle competenze dei genitori. La Mediazione Familiare,
perciò, viene ad essere caratterizzata da:
– volontarietà di accesso
– neutralità del mediatore
– limitatezza temporale dell’intervento
– definizione dei partecipanti (dagli incontri sono esclusi i figli)
– obiettivi definiti dai partecipanti stessi (temi in discussione)
Il Mediatore Familiare che, in questo contesto non rappresenta nè un arbitro, né
un giudice, né un patologo, deve essere un professionista che abbia conseguito una
lunga e specialistica formazione biennale teorico-pratica in Mediazione Familiare,
comprensiva della supervisione dei casi affrontati.
Infatti, il ruolo che il mediatore ricopre deve necessariamente essere
caratterizzato da un’elevata competenza in merito non solo alla gestione del conflitto,
ma anche in relazione al riconoscimento dei bisogni e delle richieste che ciascuno
porta nel contesto mediativo, richieste che dovrà essere in grado di far esplicitare e
chiarire nel migliore dei modi possibili per quelle persone, attraverso l’uso di regole
chiare e condivise, facendosi garante di uno spazio liberamente scelto e
dell’espressione delle istanze di tutti i partecipanti.

 

 

Bibliografia
 Canevelli F., Lucardi M., La mediazione familiare: dalla rottura del legame al
riconoscimento dell’altro. Bollati Boringhieri, Torino 2000.
 Ceccarelli M., La relazione incarnata: neurobiologia e complessità del
comportamento umano in Andolfi M., Viaro M. (a cura di): Biologia e
relazioni, Franco Angeli, Milano 2001.
 Cigoli V., Psicologia della separazione e del divorzio, Il Mulino, Bologna
1998.

Related Posts

Tags

Share This

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi